M16  - Nebulosa Aquila e Pilastri della Creazione, Francesco Di Cencio

M16 - Nebulosa Aquila e Pilastri della Creazione

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Description

Dopo lungo tempo torno a riprendere, in parte, e ad elaborare un'immagine astronomica.

La ripresa è di questa notte e sono 11 frame Ha da 900 secondi ripresi con il GSO RC 10" f/8, la ccd QHY9 sorretti come sempre dalla 10 Micron GM2000 Qci.

La base colore SIIHaOIII invece è ripresa da una mia vecchia immagine del 2013 fatta a focale ridotta.



un pò di info:

La Nebulosa Aquila (nota anche come M 16 o NGC 6611) è una grande regione H II visibile nella costellazione della Coda del Serpente;

è formata da un giovane ammasso aperto di stelle associato ad una nebulosa a emissione composta da idrogeno ionizzato, catalogata come IC 4703.

La sua distanza è sempre stata relativamente incerta, ma si tende ad accettare un valore di circa 5700 anni luce dalla Terra, ponendola così nella zona media del Braccio del Sagittario;

contiene alcune formazioni estremamente conosciute, come i Pilastri della Creazione, le lunghe colonne di gas oscuro originate dall'azione del vento stellare delle componenti dell'ammasso

centrale e che sono responsabili anche del nome proprio della nebulosa stessa, a causa della loro forma.

In esse sono presenti alcuni oggetti stellari giovani, che testimoniano che i processi di formazione stellare sono tuttora in atto, anche se non è chiaro se questi siano favoriti od osteggiati

dall'azione del vento stellare delle stelle vicine, né è chiaro se il vento effettivamente influisca in qualche maniera su questi fenomeni.

L'ammasso è composto da un gran numero di supergiganti blu molto calde e brillanti; la loro età tipica è di appena 2-3 milioni di anni, cioè meno di un millesimo dell'età del nostro Sole;

la stella più brillante dell'ammasso è di magnitudine 8,24, ben visibile anche con un binocolo.

La nebulosa è nota fin dal Settecento ed è uno degli oggetti più noti fra quelli del Catalogo di Messier;

si rivela con facilità nelle fotografie ed è dunque un buon soggetto per gli appassionati dell'astrofotografia amatoriale.

I Pilastri, resi famosi da un'immagine dell'Hubble Space Telescope ai suoi esordi (e ripresi successivamente 25 anni più tardi con le nuove apparecchiature installate nel telescopio orbitale),

sono tre strutture molto dense di gas e polveri situate nel bordo sudorientale della nebulosa;

sono state create dall'azione del vento stellare delle stelle giganti dell'ammasso aperto centrale.

La loro catalogazione segue la numerazione romana crescente, così le singole strutture sono chiamate Colonna I, Colonna II e Colonna III, procedendo da nordest a sudovest.

La morfologia e la struttura ionizzata è ben conosciuta grazie all'avvento dei telescopi spaziali:

la radiazione ionizzante proveniente dalle stelle dell'ammasso comprime i gas delle nubi molecolare facendone aumentare la pressione in superficie,

mentre si genera un flusso fotoevaporante di materiale ionizzato dalla parte opposta alla sorgente della fonte del vento stellare;

questo fenomeno è così il responsabile della struttura a "pilastro" delle nubi.

La materia a densità inferiore è la prima ad essere spazzata via, mentre il nucleo più denso, ulteriormente compresso a causa del fronte dell'onda d'urto, sopravvive, resistendo alla forza.

Tuttavia, le immagini riprese al vicino infrarosso mostrano che le prime due colonne possiedono una struttura relativamente poco densa, concentrata da dei nuclei molto più densi che la difendono dall'azione disgregatrice del vento.

A sudest dei Pilastri si trova un'ulteriore struttura nebulosa molecolare, catalogata come Colonna IV, situata nei pressi di un noto oggetto di Herbig-Haro, HH 216.

Combinazioni di immagini a raggi X dell'Osservatorio Chandra e delle immagini del Telescopio Hubble hanno mostrato che le sorgenti di raggi X osservate nella nebulosa e provenienti da stelle giovani non coincidono con i Pilastri.

Questo suggerisce che la formazione stellare può aver avuto un picco di intensità circa un milione di anni fa e le sue protostelle non si sono riscaldate a sufficienza da emettere raggi X.

All'inizio del 2007 gli scienziati utilizzando il Telescopio spaziale Spitzer hanno scoperto l'evidenza che i Pilastri sono stati probabilmente distrutti da una vicina esplosione di supernova avvenuta circa 6000 anni fa,

ma che la luce che mostrerà la nuova forma della nebulosa non raggiungerà la Terra ancora per un altro millennio.

La massa totale delle aree dense dei tre Pilastri è stimata sulle 200 M☉.

Gli Evaporating Gaseous Globules (EGGs), ossia le parti più dense delle colonne, conterrebbero secondo alcuni studi dei giovani oggetti stellari appena formati:

si tratterebbe dunque di regioni in cui ha luogo la formazione stellare: i nuclei avrebbero infatti una densità e una temperatura simile a quella comune nei siti di formazione di protostelle;

questi indizi di fenomeni di formazione in atto tuttavia non forniscono elementi sull'origine della causa scatenante, pertanto non è chiaro se il fronte di ionizzazione del vento stellare delle giganti giochi un ruolo determinante

in questi processi o meno.

Nei pressi delle Colonne sono note otto sorgenti nel vicino infrarosso, di cui quattro mostrano dei colori intensi e un'emissione proveniente dalla materia circumstellare, ulteriore indizio della presenza di stelle neonate;

degli oltre settanta globuli gassosi in espansione noti, solo un 15% circa sembra essere associato a stelle giovani di piccola massa, mentre sette sono associati a masse substellari e quattro a masse comprese fra 0,35 e 1 M☉

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