Celestial hemisphere:  Northern  ·  Constellation: Taurus (Tau)  ·  Contains:  16 Tau  ·  17 Tau  ·  18 Tau  ·  19 Tau)  ·  19 q Tau  ·  20 Tau  ·  21 Tau  ·  22 Tau  ·  23 Tau  ·  24 Tau  ·  25 Tau)  ·  25 eta Tau  ·  26 Tau  ·  27 Tau  ·  28 Tau  ·  Alcyone  ·  Asterope  ·  Atlas  ·  Barnard's Merope Nebula  ·  Celaeno  ·  Electra  ·  IC 349  ·  LBN 770  ·  LBN 771  ·  LBN 772  ·  M 45  ·  Maia  ·  Maia Nebula  ·  Merope  ·  Merope Nebula  ·  And 17 more.
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ammasso M45 - Pleiadi - Sette Sorelle, Riccardo Sgaramella
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ammasso M45 - Pleiadi - Sette Sorelle

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Poche volte ho dedicato così tanto tempo a un soggetto in banda larga, ma questa occasione mi ha permesso di apprezzare al meglio l'accuratezza nella scelta dei light che da un totali di 351 se ne sono salvate soltanto 218, altre al solito problema con i flat, che ora è appurato che sta nella flat box il problema, visto che questa estate è andato tutto bene, ho lasciato libero sfogo anche alla fantasia nella elaborazione. Purtroppo non ho potuto raggiungere la meta prefissata, ma allo stesso modo con qualche accorgimento, sono arrivato ad una interpretazione per me accettabile.
Non escludo che nel futuro ci ritorni su questo soggetto, ma per questa stagione la possi ritenere conclusa.
Informazioni sul campo inquadrato.
Le Pleiadi, conosciute anche come le Sette sorelle, la Chioccetta, o con la sigla M45 del catalogo di Charles Messier, sono un ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro. Questo ammasso piuttosto vicino (440 anni luce) conta diverse stelle visibili a occhio nudo. Negli ambienti cittadini si vedono solo quattro o cinque delle stelle più brillanti, in un luogo più buio anche dodici. Tutte le componenti sono circondate da leggere nebulose a riflessione, osservabili specialmente in fotografie a lunga esposizione prese con telescopi di dimensioni ragguardevoli.
Notevole è che le stelle delle Pleiadi sono realmente vicine tra loro, hanno un'origine comune e sono legate dalla forza di gravità.
Data la loro distanza, le stelle visibili tra le Pleiadi sono molto più calde del normale, e ciò si riflette nel loro colore: sono giganti blu o bianche; l'ammasso conta in realtà centinaia di altre stelle, la gran parte delle quali sono troppo lontane e fredde per essere visibili a occhio nudo. Le Pleiadi sono un ammasso giovane, con un'età stimata di circa 100 milioni di anni e una vita prevista di soli altri 250 milioni di anni, dato che le stelle sono troppo lontane tra loro.
A causa della loro brillantezza e vicinanza fra loro, le stelle più luminose delle Pleiadi sono note dall'antichità: sono citate, per esempio, da Omero e Tolomeo. Il disco di Nebra, un manufatto di bronzo del 1600 aC trovato nell'estate del 1999 a Nebra, in Germania, è una delle più antiche rappresentazioni note del cosmo: in questo disco le Pleiadi sono il terzo oggetto celeste chiaramente distinguibile dopo il Sole e The Moon.
Da quando si scoprì che le stelle sono corpi celesti simili al Sole, si iniziò a ipotizzare che alcune fossero in qualche modo legate fra loro. Grazie allo studio del moto proprio e alla determinazione scientifica delle distanze degli astri, è diventato chiaro che le Pleiadi sono realmente legate gravitazionalmente e che hanno un'origine comune.
Le Pleiadi si individuano con facilità, anche dai centri urbani moderatamente afflitti da inquinamento luminoso; appare come un fitto gruppetto di astri molto vicini fra loro, di colore azzurro e dalla forma caratteristica, che ricorda quella di una chiocciola o una miniatura dell'Orsa Minore. Ad occhio nudo fuori dalle aree urbane si possono scorgere fino a una dozzina di componenti, ma le più appariscenti sono otto (cinque o sei in un cielo moderatamente inquinato).
Al binocolo si ha la visuale migliore: l'ammasso appare completamente risolto in stelle, le quali diventano alcune decine; si può inoltre notare che molte di quelle che ad occhio nudo sembravano stelle singole ora disposte in coppia o in piccoli gruppi; due concatenazioni di stelle minori si possono osservare ad est ea sudovest.
La visione al telescopio a bassi ingrandimenti consente ancora di apprezzare la natura d'insieme dell'ammasso, mentre ad ingrandimenti maggiori non è possibile farlo rientrare tutto nell'oculare; telescopi più potenti possono mostrare fra le componenti alcune deboli nebulosità diffuse, di colore azzurro, che riflettono la luce delle stelle principali delle Pleiadi.
Mitologia e storia
La preminenza delle Pleiadi nel cielo notturno (invernale nell'emisfero boreale ed estivo nell'emisfero australe) le ha rese importanti in molte culture. Tra i maori della Nuova Zelanda sono chiamate Matariki, e il loro sorgere ad oriente segna l'inizio del nuovo anno (in giugno). Pare che gli indiani d'America misurarono la vista col numero di stelle che riuscivano a distinguere nelle Pleiadi; anche nell'antichità europea, specialmente tra i Greci, le Pleiadi erano considerate un test della vista. Gli aborigeni australiani vi vedevano una donna che era stata quasi violentata da "Wadi Bira", l'uomo della Luna. Secondo un'altra versione, erano sette sorelle chiamate le Makara.
Nella mitologia greca le Sette sorelle erano chiamate Asterope, Merope (o Dryope o Aero), Elettra, Maia, Taigete, Celaeno e Alcyone. Oggi questi nomi sono assegnati a singole stelle dell'ammasso. Secondo la mitologia, erano ninfe delle montagne (Oreadi), le figlie di Atlante e Pleione, anch'essi rappresentati da stelle nell'ammasso; Erano anche nipoti di Giapeto e Climene, e sorelle delle Iadi, di Calipso e Dione. Si suicidarono dopo la morte delle Iadi. Tra i primi riferimenti conosciuti in un'opera letteraria c'è una citazione delle Pleiadi in Esiodo, nel poema Le opere ei giorni risalenti circa all'VIII secolo aC. Omero le menziona nell'Iliade e nell'Odissea. Riferimenti ad esse compaiono anche nella Bibbia, nell'Antico Testamento.
Da tempo si supponeva che le Pleiadi fossero un gruppo di stelle legate l'una all'altra, piuttosto che risultato di un allineamento visivo. Nel 1767 il reverendo John Michell calcolò che la probabilità dell'allineamento fortuito di un gruppo così numeroso di stelle brillanti era di 1 su 500.000 e così concluse che nelle Pleiadi e in altri ammassi stellari analoghi dovesse esserci un legame fisico. Gli studi osservativi sul moto proprio delle stelle dell'ammasso rilevarono che si muovevano tutte nella stessa direzione, alla stessa velocità, dimostrando ulteriormente l'esistenza di qualche relazione fra loro.
Charles Messier misurò la posizione dell'ammasso e lo inserì come M45 nel suo catalogo, pubblicato nel 1771. L'inserimento delle Pleiadi nel catalogo, come pure dell'Ammasso del Presepe e della Nebulosa di Orione, è un fatto strano, dato che tutti gli altri oggetti sono molto più deboli e che Messier intendeva elencare oggetti che potevano essere scambiati per comete. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che egli si sentiva in competizione con Nicolas Louis de Lacaille, che nel 1755 aveva stilato un catalogo con 42 oggetti.
Sette, sei, cinque....Com'è la tua vista?
Fin dalle epoche più antiche e in tutte le culture questo gruppo di stelle viene associato al numero 7. Per poterne osservare più di sei occorrenti, però, un cielo molto buio e limpido e una buona vista. In accordo con questo fatto vi è un gran numero di testimonianze del passato che si è pubblicato ad un numero diverso di stelle componenti. Il più antico testo di cosmologia noto in lingua volgare, "La composizione del Mondo" di Restoro d'Arezzo del 1282, si riferisce ripetutamente alle Pleiadi come ad un insieme di sei stelle.
Mentre Ovidio afferma che "quae septem dici, sex tamen esse solent" (le quali si dice siano sette, tuttavia sono solite essere sei), Tolomeo e Al-Sūfi forniscono le posizioni di sole quattro delle stelle dell'ammasso, ignorando stranamente la stella Alcyone, la più brillante delle Pleiadi. Giovan Battista Odierna all'inizio del suo "De admirandis coelicharibus" spiega come il dilemma del numero esatto delle componenti visibili sia un problema avvertito da molti altri studiosi del passato; ricorda inoltre che chi ha la vista acuta ne può identificare sette, mentre chi non è particolarmente dotato può arrivare solo a cinque. Con un telescopio si possono invece osservare, oltre alle sette brillanti, almeno altre trenta componenti.
Al di là dei testi scientifici, è da notare che presso i Greci ricorreva il mito della "Pleiade perduta": secondo la tradizione greca, citata anche da Arato, si trattava di Elettra, che si diceva essere velata in viso in segno di lutto a causa della distruzione di Troia; un'altra tradizione vuole che la Pleiade velata fosse Merope, vergognandosi di essere l'unica delle sette ad aver sposato un mortale, il re di Corinto. Un'ulteriore tradizione la identifica con Celaeno, che cadde fulminata. Un mito simile esiste anche presso un gran numero di popoli sparsi per il mondo, come quelli del Giappone, del Borneo, dell'Africa centrale e dell'Australia; ciò potrebbe essere un'evidenza di un'eventuale variazione nella luminosità delle componenti delle Pleiadi, che giustificherebbe anche la mancata citazione di Alcyone da parte di Tolomeo ed Al-Sūfi.

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